200 persone hanno manifestato giovedì 8 luglio davanti all'Ambasciata Libica a Roma per chiedere la liberazione dei profughi eritrei, il riconoscimento del loro diritto d'asilo, la fine della politica dei respingimenti e la revisione degli accorsi Italia-Libia.
Durante la manifestazione vari interventi hanno chiarito che NON ESISTE ALCUN ACCORDO con i profughi eritrei, che non solo non hanno firmato ma non hanno nemmeno intenzione di farlo. Non è possibile barattare il diritto d'asilo con un "lavoro socialmente utile" di cui non si ha nessuna certezza e che assomiglia molto a un lavoro forzato per lo Stato Libico, lo stesso Stato che deporta, detiene e tortura migliaia di profughi africani da oltre 4 anni.
E' stato anche letto il comunicato con cui l'Ambasciata Libica sostiene di avere sempre "trattato come ospiti" gli immigrati nei "centri di accoglienza": affermazioni del tutto false e inaccettabili di fronte alle centinaia di testimonianze di violenze e violazioni subite da donne, uomini e bambini nelle prigioni e nei container, per altro finanziati anche dal Governo Italiano, in cui la polizia libica detiene e deporta i migranti.
Sono state accese centinaia di candele e alcuni rifugiati eritrei, etiopi e somali si sono simbolicamente rinchiusi in una cella di bambù davanti all'Ambasciata urlando in arabo "Libertà per i rifugiati" "Si all'unione dei popoli, no all'unione dei dittatori".
In tutta Italia continua intanto la mobilitazione: a Parma, Padova, Milano, Brescia, Palermo, Cagliari, Bologna, Venezia e Caltagirone sono previsti sit-in di protesta davanti alla Prefettura.
vedi anche le foto pubblicate da Amnesty International
quelle di Stefano Montesi e quelle di Asinitas Onlus
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