di Elisabbetta Segre
Sembra ormai che argomenti umanitari di natura politica e filosofica non riescano più ad avere il giusto peso nel dibattito sui fenomeni migratori e, ancora peggio, siano sempre più spesso attaccati come buonisti o a intimamente favorevoli ad un pericoloso lassismo. Per questo, a chi si propone di far emergere tutte le contraddizioni insite nelle politiche di respingimento (non solo fisico ma anche e soprattutto sociale e culturale), tocca sempre più spesso fare ricorso a statistiche e numeri. Non basta più cercare di fare riflettere sull’enorme gravità insita nell’attuazione di politiche che violano sistematicamente i diritti umani (diritto alla vita, ad un’esistenza dignitosa, all’autodeterminazione, ad un giusto processo), l’unico argomento che sembra ancora veramente in grado di distrarre l’opinione pubblica da pensieri squisitamente discriminatori è quello della convenienza economica. Pur rimanendo ferma in chi scrive la convinzione che tali argomenti non siano altro che strumenti al supporto di principi assoluti, cerchiamo qui di fare un bilancio economico del fenomeno immigratorio, mettendo insieme da un lato i dati disponibili sulla spesa pubblica per le politiche di contrasto e di sostegno e dall’altro di farci un’idea di quanto possa essere il contributo degli immigrati al nostro sistema di welfare. Continua, clicca qui per scaricare l'intero articolo
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