Signor Presidente,
mi trovo attualmente in Africa, nel Ruanda, per seguire le elezioni presidenziali per conto della Commissione Europea. Visto da qui, l'impegno dei governi nella tutela dei diritti umani e della protezione dei rifiugiati in particolare, mi sembra particolarmente importante. L'Europa e i suoi paesi membri hanno ribadito il loro impegno storico ad adoperarsi per la promozione e la tutela dei diritti umani e, in particolare, il loro pieno rispetto della Convenzione Europea dei Diritti Umani, nel Trattato di Lisbona.
L'Unione Europea pone il rispetto dei diritti umani in testa a tutti gli accordi di cooperazione, mentre fa parte integrante dei suoi numerosi ed importanti progetti di cooperazione nel continente africano. Ritengo, però, che se vogliamo essere credibili non possiamo chiedere agli altri quello che non facciamo noi. Il respingimento verso la Libia di uomini e donne fuggiti dall'Eritrea, tra cui persone che intendevano chiedere asilo nel nostro paese, come risulta dalla testimonianza del personale dell'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'ONU e da quello del Comitato Italiano Rifugiati, costituisce una violazione dei nostri obblighi internazionali. Ora che ci giungono notizie di violenze e sevizie contro eritrei detenuti in Libia, mentre si parla di imminenti espulsioni verso il loro paese, rischiamo di essere corresponsabili di una catena di violazioni dei diritti di queste persone. Quello che succede in Libia è sotto gli occhi dell'Africa. Questi eventi rischiano di diventare una macchia sull'onore e la coscienza dell'Italia ai occhi di questo continente.
Le chiedo pertanto di inervenire per fare fermare le violenze e le deportazioni in Libia.
Con stima,
Tana de Zulueta
"Spett.le signor Presidente,
apprendo fatti sconcertanti sulle condizioni di profughi eritrei che attualmente si trovano in Libia, paese verso il quale furono respinti quando cercarono di rifugiarsi sul territorio dell'Italia per salvarsi dalle minacce alla loro integrità fisica e morale da parte del regime dittatoriale nel loro paese di origine.
Non solo da quando è uscito il film "Come un uomo sulla terra" sappiamo del trattamento inumano dei rifugiati in Libia. Vengono incarcerati, privati della possibilità di soddisfare i loro bisogni primare e a parlare dei loro diritti civili, sociali ed economici non si arriva nemmeno. Sono condizioni estremamente insostenibili e inaccettabili.
L'Italia contribuisce doppiamente a queste violazioni dei diritti umani:
stipulando accordi con il capo di stato libico, un despota sui generis, e rifiutandosi di accogliere i rifugiati nel suo territorio. Con i respingimenti l'Italia viola le stesse norme della Convenzione di Ginevra sul trattamento dei rifugiati. Se in effetti la protezione umanitaria non viene concessa solo perché lo stato non procede all'accertamento dei fatti, a cosa serve la convenzione?
Tutti concordiamo che si tratta di una pietra miliare, raggiunta nell'ormai lontano 1964, che una volta per tutte volle arginare le frequente prassi di violazione dei diritti umani sancendo lo strumento del diritto d'asilo in modo formale. E ripeto che si parla di un diritto.
Essendosi dichiarata in passato vincolata al perseguimento di un ordine politico mondiale pacifico, la Repubblica italiana ha il dovere di affrontare le sue responsabilità in questa vicenda. Lei, spett.le signor Presidente, faccia del suo possibile per fermare le violenze e le deportazioni in Libia adoperandosi al livello delle istituzioni per diffondere consapevolezza e intervenendo con l'autorità del suo ruolo affinché questo stato vergognoso in cui si trova la Repubblica venga superato al più presto."
Tant saluti,
David
Stimato Presidente Napolitano,
Le scrivo per chiederLe di fare tutto ciò che è in Suo potere per fermare le violenze e le deportazioni in LIbia, viste le forti responsabilità che l'Italia ha rispetto a quanto continua a succedere in quel Paese.
L'Italia deve fermare le violenze e le deportazioni in Libia.
Confido nel Suo impegno per ripristinare una situazione che onori i diritti umani e La ringrazio Anna Colombo
In qualità di cittadina educata al rispetto del prossimo, specie in difficoltà, le chiedo di non ignorare l'appello che parte da molte persone come me; gente comune che non smette di credere nel senso civico del proprio Paese. Le chiediamo a gran voce di non ignorare nè sottovalutare le condizioni in cui versa questo numeroso gruppo di persone eritree, private dei più elementari diritti, quelli universalmente riconosciuti ad ogni persona. Nessuna legge può oltrepassare il diritto al riconoscimento che lo status di essere umano impone ad ogni coscienza. Siamo fiduciosi che il nostro appello non venga ignorato. Altresì convinti che il vero benessere di una nazione si costruisca a partire innanzitutto dalla capacità delle istituzioni di farsi carico dei più bisognosi.
Cordialmente. Maria Carmen Zandonai
Al Presidente della Repubblica Italiana
Giorgio Napolitano
chiedo di fermare le violenze e le deportazioni in Libia, viste le forte responsabilità che il nostro Paese ha rispetto a quanto continua a succedere in questo Paese.
Patrizia Larese
1 commento:
Signor Presidente, la violazione dei diritti umani così palese in questo frangente, portato a nostra conoscenza dal tam tam della rete, chiede un momento di riflessione da parte di noi tutti; riflessione che lei nella sua perspicacia avrà senz'altro già fatto:
Questo è un caso isolato o è la classica punta dell'iceberg che nasconde sotto il pelo visibile una miriade di violazioni e angherie perpetrate anche dalla nostra politica di respingimento?
E ancora:
Ma noi, che così facilmente seminiamo odio nei confronti dei meno fortunati, non ricordiamo quando, diseredati del mondo occidentale, partivamo con le nostre valige di cartone?
Signor Presidente mi scusi lo sfogo, ma sono certo che lei nel suo equilibrio saprà comprendermi.
E allora mi unisco ai molti italiani nel rivolgere a lei l'appello affinché voglia intervenire in campo internazionale per azionare tutte le leve possibili per sollevare il mondo da da tanta inciviltà.
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