RISPOSTA A MARONI E FRATTINI

Quattro semplici e sintetiche risposte alla lettera di Frattini e Maroni sulla questione profughi eritrei in Libia.

1. Non c'è nessun atteggiamento neocoloniale nel chiedere alla Libia di rispettare i diritti umani fondamentali. Il neocolonialismo sta piuttosto nel continuare a sfruttare le risorse naturali ed economiche dell'Africa (questo lo scopo principale dell'accordo con la Libia)  schiacciando diritti di migliaia di persone e generando conflitti interni tra diverse popolazioni africane.

2. Se davvero il Governo vuole costruire un'azione internazionale capace di coinvolgere l'ONU e le sue agenzie, perchè non ha preteso al momento della firma dell'accordo l'adesione della Libia a fondamentali convenzioni internazionali come quelle di Ginevra e quella contro le torture?

3. Se il destino degli eritrei non può essere risolta dalla sola azione bilaterale dell'Italia, perché l'Italia ha più volte scavalcato le critiche sollevate da organismi sovranazionali, tra cui anche la Comunità Europea, pur di concludere l'accordo bilaterale che regola tutte le vicende a cui stiamo assistendo?

4. La soluzione prospettata del trovare un'occupazione ai cittadini eritrei in LIbia è completamente inaccettabile. Il diritto d'asilo non è soddisfatto e tutelato dall'occupazione lavorativa. Prima vi deve essere la garanzia della tutela legale completa dei richiedenti asilo, poi è auspicabile anche un inserimento lavorativo. 

E tale garanzia non esiste in un Paese, la Libia, dove il diritto d'asilo non esiste e la tutela democratica della legalità è fortemente criticata da molte organizzazioni e osservatori internazionali.

Per altro  è davvero  bizzarro, se non ridicolo, che tale proposta venga dai Ministri di un Paese, l'Italia,  che è raramente in grado di fornire inserimento lavorativo a stranieri che hanno ottenuto la protezione umanitaria o lo status di rifugiato.


Sarà difficile ottenere ulteriori risposte a questa risposta.

Ma non disperiamo.

Ci auguriamo che l'attenzione dei Ministri sulla vicenda continui ad essere alta e si pervenga alla sola unica giusta cosa da fare: dare ai profughi eritrei protezione nel nostro Paese, dal momento che lì dove sono non solo non possono richiedere asilo, ma vivono condizioni di violenza e violazione completamente inaccettabili.


Andrea Segre

A nome di autori e produzione di "Come un uomo sulla terra"

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